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12 i cinque canti.

E non rimanga segno nè vestigi,
Nè pur si sappia dir: Qui fu Parigi. —

31 Come nei casi perigliosi spesso
Roma e l’altre repubbliche fatt’hanno,
C’hanno il poter di molti a un solo cesso,
Che faccia sì che non patiscan danno;1
Così quivi ad Alcina fu commesso,
Che pensasse qual forza o qual inganno
S’avesse a usar; ch’ogn’una d’esse presta
Avría in ajuto ad ogni sua richiesta.

32 Come chi tardi i suoi denar dispensa
Nè d’ogni compra tosto si compiace,
Cerca tre volte e più tutta la Sensa,2
E va mirando in ogni lato, e tace;
Si ferma alfin dove ritrova immensa
Copia di quel ch’al suo bisogno face,
E quivi or questa or quella cosa volve,
Cento ne piglia, e ancor non si risolve:

33 Questa mette da parte e quella lassa,
E quella che lasciò di novo piglia;
Poi la rifiuta e ad un’altra passa;
Muta e rimuta, e ad una alfin s’appiglia:
Così d’alti pensieri una gran massa
Rivolge Alcina, e lenta si consiglia;
Per cento strade col pensier discorre,
Nè sa veder ancor dove si porre.

34 Dopo molto girar, si ferma alfine,
E le par che l’Invidia esser dee quella
Che l’alto impero occidental ruine;
Faccia ch’a punto sia come s’appella:3
Ma di chi dar più tosto l’intestine
A roder debbia a questa peste fella,
Non sa veder, nè che piacer più al gusto
Creda4 di lei, che ’l cor di Gano ingiusto.

  1. È la traduzione della formula: Ne quid respublica detrimenti capiat. — (Molini.)
  2. Nome di una Fiera famosa di Venezia per la festa dell’Ascensione. Ercole Bentivoglio si valse ancor egli di questa voce ad esprimere quella Fiera nel suo Capitolo della lingua Tosca: Che mi legar quando vi vidi in Sensa, — (Barotti.)
  3. Giuoco di parole sulla voce occidentale; cioè che tramonti, che cada. — (Molini.)
  4. Il Barotti legge: «nè che piaccia più al gusto, Crede.»