Con mantici soffiar si facean dietro,
Che mai non fu per l’aria il maggior vento:
Altre, come al contrasto di san Pietro
Tentò in suo danno il Mago, onde fu spento,1
Veníano in collo agli angeli infernali:
Alcune, come Dedalo, avean l’ali.
8 Chi d’oro e chi d’argento e chi si fece
Di varie gemme una lettica adorna:
Portávanne alcuna otto, alcuna diece
Dello stuol che sparir suol quando aggiorna,
Ch’erano tutti più neri che pece,
Con piedi strani e lunghe code e corna:
Pegasi, griffi ed altri uccei bizzarri
Molte traean sopra volanti carri.
9 Queste, ch’or Fate, e dagli antichi fôro
Già dette Ninfe e Dee con più bel nome,
Di prezïose gemme e di molt’oro
Ornate per le vesti e per le chiome,
S’appresentaro all’alto concistoro,
Con bella compagnia, con ricche some,
Studiando ognuna ch’altra non l’avanzi
Di più ornamenti o d’esser giunta innanzi.
10 Sola Morgana, come l’altre volte,
Nè ben ornata v’arrivò nè in fretta;
Ma quando tutte l’altre eran raccolte,
E già più d’una cosa aveano detta,
Mesta, con chiome rabbuffate e sciolte,
Alfin comparve squallida e negletta,
Nel medesmo vestir ch’ella avea quando
Le diè la caccia, e poi la prese, Orlando.2
11 Con atti mesti il gran collegio inchina,
E si ripon nel luogo più di sotto;
E, come fissa in pensier alto, china
La fronte e gli occhi a terra, e non fa motto.
Tacendo l’altre di stupor, fu Alcina
↑Il Barotti così legge questo verso: «Tentò il suo danno il Mago fraudolento.» Il Molini annotava: «Allude alla nota storia del volo di Simon Mago, che la critica ha da lungo tempo giudicata apocrifa.»
↑I fatti rammentati qui e nelle st. 13, 15, 24, 25 e 26, sono raccontati dal Bojardo nell’Orlando innamorato, e possono vedersi nel Berni, XXXVIII, 5 e seg.; XLII, 23 e seg.; XXXIII, 13 e seg.; IX, 79 e seg., ed altrove. — (Molini.)