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286 | canzone seconda. |
Reggi, che ben l’alto disegno adempi
5Del Re degli elementi e delle stelle;
Che sì leggiadramente ornar ti volle
Perchè ogni donna molle
E facile a piegar nelli vizî empi,
Potesse aver da te lucidi esempi
10Che, fra regal delizie in verde etade,
A questo d’ogni mal secolo infetto,
Giunta esser può d’un nodo saldo e stretto
Con somma castità somma beltade:
Dalle sante contrade,
15Ove si vien per grazia e per virtute,
Il tuo fedel salute
Ti manda, il tuo fedel caro consorte,
Che ti levò di braccio iniqua morte.
Iniqua a te, che quel tanto quïeto,
20Giocondo e, al tuo parer, felice tanto
Stato, in travaglio e in pianto
T’ha sottosopra ed in miseria vôlto:
A me giusta e benigna, se non quanto
L’udirmi il suon di tue querele drieto
25Mi potría far non lieto,
Se ad ogni affetto rio non fosse tolto
Salir qui dove è tutto il ben raccolto:
Del qual sentendo tu di mille parti
L’una, già spento il tuo dolor sarebbe;
30Ch’amando me (come so ch’ami), debbe
Il mio più che ’l tuo gaudio rallegrarti:
Tanto più ch’al ritrarti
Salva dalle mondane aspre fortune,
Sei certa che comune
35L’hai da fruir meco in perpetua gioja,
Sciolta d’ogni timor che più si môja.
Segui pur, senza volgerti, la via
Che tenuto hai sin qui sì drittamente;
Che al cielo e alle contente
40Anime, altra non è che meglio torni.
Di me t’incresca, ma non altrimente
Che, s’io vivessi ancor, t’incresceria
D’una partita mia
Che tu avessi a seguir fra pochi giorni:
45E se qualche e qualch’anno anco soggiorni