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Affinchè più spiccato e sincero apparisse altrui il carattere lirico del Poeta ferrarese, volemmo far uso, quanto alle composizioni di tal genere, di una severità maggiore che non siesi per le altre praticata, rigettando tre le dubbie e le attribuite a lui tutte quelle che in qualche modo ci rendevano odore di non legittima derivazione da quell’ingenuo e privilegiato intelletto. Al che fare ogni leggier dubbio ci fu sufficiente, anche del non trovarsi nei manoscritti autentici stati già sotto gli occhi degli editori che ci avevano preceduto. Con ciò intendemmo di sceverare non che le diversità dello stile, repugnanti talvolta, e nell’autor nostro procedenti sempre dagli anni in cui scrisse; ma insieme quelle delle ispirazioni e dei sentimenti, ond’è più spesso in causa la varietà delle occasioni che l’uomo ebbe ovvero si tolse al poetare. Così pure pensammo che più sicuro giudizio potrà pronunziarsi sopra questa parte delle opere ariostesche: giudizio che fu sin qui non poco discorde fra i critici; ponendo alcuni messer Lodovico tra i principali lirici dell’età sua; ed altri, per quell’innanzi non comparabile del gran poema, stimandolo di troppo inferiore a sè stesso nel suo non mai lungo ed ora abbreviato canzoniere.