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egloga. 275

Saggia, bella, cortese e pellegrina,
237In stato vedovil fosse rimasta.
     Io mi trovai dove in due rami inclina
Il destro corno Eridano,1 e si dôle
240Che tanto ancor sia lungi alla marina.
     Godeasi la lucertola già al sole,2
E i pastorelli in le tepide rive
243Ivan cercando le prime vïole.
     Quando in maniere accortamente schive,
Giunse Licoria in mezzo onesta schiera
246Di bellissime donne, anzi pur dive:
     Dove sposòlla Alfenio; ove l’altera,
Pomposa e mai non più veduta festa
249Il padre celebrò, ch’ancor vivo era.
     Io vidi tutte l’altre, e vidi questa,
Or sole ad una ad una, e quando in coro,
252E quando in una e quando in altra vesta.
     Quale è il peltro all’argento, il rame all’oro,
Qual campestre papavero alla rosa,
255Qual scialbo salce al sempre verde alloro;3
     Tal’era ogn’altra alla novella sposa:
Gli occhi di tutti in lei stavano intenti
258Per mirarla, obliando ogn’altra cosa.
     Quivi di Ausonia tutta i più eccellenti
Pastori eran; quivi era il fior raccolto
261Delle nostrali e dell’estrane genti.
     Tutti la singular grazia del volto,
Le leggiadre fattezze, il bel sembiante,
264E quel celeste andar laudavan molto.4


  1. Cioè, a Malalbergo. I particolari tutti dell’incontro e del ricevimento fatto a Lucrezia Borgia (dal poeta indicata sotto il nome di Licoria), sono descritti in varie lettere della cognata di lei Isabella d’Este, scritte al marchese di Mantova suo marito, e pubblicate nell’Archivio Storico Italiano, Appendice tomo II, pag. 300 e seg.
  2. Era il primo di febbrajo 1503.
  3. Questi versi si trovano quasichè testualmente ripetuti, al medesimo proposito, nel Furioso, c. XIII, st. 70.
  4. Della straordinaria bellezza di Lucrezia fanno discorso gli storici. Il Frizzi racconta che Alfonso, il quale da prima si era mostrato oltremodo avverso al parentado propostogli, come prima la vide, rimase così colpito dalla singolare avvenenza di lei, che ne fu preso di caldissimo amore. Con egual dilezione l’amò egli poi sempre, mentre ella visse, ed amarissimamente ne pianse la morte, accaduta a dì 24 di giugno del 1519, essendo lei nel quarantunesimo anno di sua età. — (Lampredi.)