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270 egloga.

72Ch’al pampino le mie capre o le tue,
     Fe come il cucco l’ova in gli altrui nidi,
Avendo dal padron la ninfa in cura:
75Miser pastor, che l’agna al lupo affidi!
     Contempla le fattezze e la statura
Di Jola, ed indi Emofil ti ricorda,
78E così il ramo all’arbor raffigura.
     Pon mente come l’un con l’altro accorda
L’invida mente e l’ostinata rabbia,
81D’oro, di sangue e d’adulteri ingorda.1
     Tirsi.Non perchè da te solo inteso l’abbia;
Ma per spiarne tutta tua credenza,
84Fingendo ammirazion strinsi le labbia.
     Udito l’ho da più di dieci, senza
L’ancilla della giovine: or tu vedi
87S’io ’l so, se per udir se n’ha scïenza.
     Ma lascia Jola ed all’inganno riedi;
E come me n’hai môstro il capo e il petto,
90Fa ch’io ne veda ancor le braccia e’ piedi.2
     Che altri aveano a questa impresa eletto
Io vedo, chè due soli erano pochi
93A dare a tanta iniquitade effetto.
     Melibeo.Il comodo che aveano in tutti i lochi
D’Alfenio, come quei ch’erano seco
96Sempre in convivî, in sacrificî, in giuochi,
     Fe che vide Feréo con occhio bieco,
Che pochi più bastavan, con breve arme,
99A mandarlo cultor del mondo cieco.
     E non pur lui, ma che pensasse parme
Uccider gli altri due suoi frati insieme,3
102Per quanto da chi ’l sa, posso informarme.
     Tirsi.Oh desir empio! oh scolorata speme
Che al nefario pensier Feréo condusse,


  1. Congettura il Lampredi (ma, al parer nostro, con debole fondamento) che la persona qui vituperata sotto il nome di Emofilo, fosse un Buonvicino delle Carte, già fattore del duca Ercole, e privato per suoi ladronecci dell’offizio nel 1475.
  2. Personifica poeticamente la congiura con membra umane; e dice che avendone mostrata una parte, bisogna farne vedere il rimanente. — (Molini.)
  3. Dalle parole del Poeta si deduce che Ferrante avesse deliberato di uccidere, oltre Alfonso, anche gli altri suoi fratelli, Ippolito cardinale e Sigismondo. — (Lampredi.)