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268 egloga.

D’un olmo antico o d’un fronzuto faggio
15Godermi sin che si temprasse il cielo:
     Ma più che venti miglia ho di vïaggio,
E qui, prima che sia l’ora d’aprire
18Alle lanose torme, a tornar aggio.
     Mopso non lungi mi dovría seguire,
Ch’ambi a condurre andiam pecore e buoi,
21Che Titiro a Feréo1 solea notrire.
     Tirsi.Cómprili tu, che gli abbiano esser tuoi?2
O pur di Mopso? pur altri t’invia,
24Forse più ricco spenditor di voi?
     Melibeo.Io so ben che tu sai che nè la mia
Nè la condizïon di Mopso è tale,
27Ch’abbi a pensar che per noi questo sia.
     Tanto di chi ne manda il poter sale,
Che dietro lui la nostra umil fortuna
30A mille gradi non può batter l’ale:
     Mandaci Alfenio,3 Alfenio che raduna
Ciò ch’esser di Feréo prima solea,
33Campo, pasco, orto, ovil, bosco e lacuna.
     Così, se al pensier l’opra succedea,
Feréo non a lui solo é mandre e ville,
36Ma, quel ch’è più, la vita tôr volea.
     E cadean con Alfenio più di mille,
E davamo ancor noi forse in le reti,
39Se Feréo le tendea ben come ordìlle.
     Io ho da dirti mille altri secreti,
Da farti uscir di te; ma quella fretta
42Che gir mi fa, mi fa tenerli cheti.
     Tirsi.Sinchè sia giunto Mopso almeno aspetta:
Intanto quel che puoi narrar mi narra,
45E stiamci qui su questa fresca erbetta.
     Se ’l fai, ti do la fede mia per arra
Di star un giorno integro a tuo comando,
48O vogli con la falce con la marra.
     Melibeo.Villan sarei s’io tel negassi, quando
Mi preghi tanto: ma non stiam qui fermi;
51Gli è meglio passo passo andar parlando.


  1. Sotto questo nome nascondesi don Ferrante o Ferrando, che fu, come scrivono, tratto da don Giulio nella congiura.
  2. I beni di don Ferrante e quelli di don Giulio furono confiscati.
  3. Il duca Alfonso.