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Delle precedenti edizioni di quest’Egloga, dell’occasione per cui venne composta e di ogni altra cosa che può chiarirne le non arcane allusioni, si è già parlato nelle note da noi scelte o rifatte o novamente fatte per la medesima. Del pregio intrinseco di essa, troppo alcerto superiore per ciò che a storia ha riguardo di quello che a poesia, giudicheranno facilmente i lettori. A noi par merito dell’opera il confermare il detto da tutti gli altri illustratori colla testimonianza dell’incerto ma informatissimo autore della Vita di Alfonso I, il quale ci accadde già di citare in altre pagine di questo volume. Con che altre circostanze, e in ispecie preparatorie, verranno a rannodarsi a quel fatto bruttissimo, e che parrebbe strano e incredibile, se più strana e più deforme non paresse la gelosia fanciullesca e la brutale crudeltà del prete Ippolito verso il suo bastardo fratello, cui la parzialità o l’indolenza vigliacca e colpevole del duca lasciata avevano senza alcuna punizione.


«Nel 1506 (scrive il supposto Pistofilo) avvenne che, per istigazione diabolica, il signor don Ferrante, fratello legittimo del... duca Alfonso, e don Giulio suo fratello naturale, consultando lungamente insieme, deliberarono d’uccidere esso duca; tratti anco in tal peccato dal traditore Albertino Boschetti, che al detto don Ferrante proponea il dominio di Ferrara e a don Giulio dava altre speranze: benchè fu detto che don Giulio s’indusse di volere acconsentire a tanto misfatto non per odio che portasse al duca, ma per altra speranza, e per potersi vendicare contra il cardinale Ippolito suo fratello; il quale, per causa di donne, secondo che s’intese, nella campagna di Belriguardo, stando esso proprio a vedere, gli avea con stecchi acuti fatto cavar gli occhi; benchè poi, per grazia di Dio e de’ rimedii umani, fosse sanato, non essendo gli occhi spiccati del tutto...

«Trattato, dunque, tal tradimento, ed aspettandosi l’opportunità d’eseguirlo, piacque a Dio, per la sua bontà infinita, obviare... a tanto peccato, che non potea succedere senza la morte