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256 | capitolo terzo. |
Giovinetto animoso, agile e forte,
54Costumato e gentil sopra ciascuno.
Generoso di sangue, e in buona sorte
Prodotto al mondo; e non passava un mese,
57Che venuto d’Italia era alla corte.
Di cinque alme cìttadi, e del paese
Che Adice, Po, Vetemo e Gabel riga,
60Niccia, Scoltena, il padre era marchese.
Obizzo era il suo nome; ad ogni briga
Di forza atto e di ardir; nè un sì feroce
63Nè questa avea nè la contraria liga.1
Costui supplica al re con braccia in croce,
Che gli lasci provar se a quel superbo
66Può far cader così orgogliosa voce.
Giovin era robusto e di buon nerbo,
Di gran statura, in ogni parte bella,
69Ma d’anni alquanto oltra il bisogno acerbo.
Un poco stette in dubbio il re, se quella
Pericolosa pugna esser dovesse
72Commessa ad un’incauta età novella:
Poi, ripetendo le vittorie spesse
Che dal padre ed ai figli ed ai nepoti,
75Non men che ereditarie, eran successe;
Laonde i cavalieri illustri e noti
Della stirpe da Este a tutto il mondo,
78Lo fêr sperar che avríeno effetto i voti;
Quella battaglia diede a lui, secondo
Che addimandòlla: indi Obizzo spedia
81L’armi con sicuro animo e giocondo;
Avendo d’una roba, che vestia
Quel giorno molto ricca, rimandato
84L’araldo lieto alla sua compagnia.
L’aver l’audace giovane accettato
Il grande invito d’Aramon, facea
87Parlar di lui con laude in ogni lato;
Sì che il valor de’ principal premea,
Come di Francia, così d’altra gente
90Che appo sè in maggior grado il re tenea.
Indi a figger nel cuor l’acuto dente
- ↑ Liga (lega) non è qui semplice traslazione a significare esercito composto di popoli collegati, ma voce usata nell’età di mezzo, anche nella nostra lingua, per denotare questa cosa medesima.