Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
252 | capitolo primo. |
Ah! chi sarà nel ciel che mi difenda
Da questa insidïosa? a cui per voto
57Un inno poi di mille versi io renda;
E nel suo tempio, a tutto il mondo noto,
In tavola il miracolo rimanga,
60Come sia per lui salvo un suo divoto?
Chè se qui môro, non ho chi mi pianga:
Qui sorelle non ho, non ho qui madre
63Che sopra il corpo gridi o il capel franga;
Nè quattro frati miei,1 che con vesti adre
M’accompagnino al lapide2 che l’ossa
66Dovría chiuder del figlio a lato il padre.
Madonna non è qui, che intender possa
Il miserabil caso, e che l’esangue
69Cadavero portar veggia alla fossa;
Onde forse pietà, che ascosa langue
Nel freddo petto, si riscaldi, e faccia
72D’insolito calore arderle il sangue.
Chè s’ella ancor l’esanimata faccia
Mira a quel punto, ho quasi certa fede
75Ch’esser non possa che più il corpo giaccia.
Se del figliuol di Giapeto si crede,
Che a una statua di creta con un poco
78Del febéo lume umana vita diede;
Perchè non crederò che ’l vital fôco
Susciti ai raggi del mio sol, qui dove
81Troverà ancor di sè tepido il loco?
Deh! non si venga a sì dubbiose prove:
Più sicuro e più facile è sanarmi,
84Che costringer i fati a leggi nuove.
Se pur è mio destin che debbia trarmi
In scura tomba questa febbre, quando
87Non possa voto o medicina aitarmi;
Signor, per grazia estrema vi domando,
Che non vogliate della patria cara
90Che sempre stien le mie reliquie in bando.
Almen l’inutil spoglie abbia Ferrara;
E sull’avel che le terrà sotterra,
93La causa del mio fin si legga chiara: