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satira seconda. 165

     A chi nel barco1 e in villa il segue, dona;
A chi lo veste e spoglia, o pona i fiaschi
102Nel pozzo per la sera in fresco a nona;
     Vegghi la notte, in sin che i Bergamaschi2
Si levino a far chiodi, sì che spesso
105Col torchio in mano addormentato caschi.
     S’io l’ho con laude ne’ miei versi messo,
Dice ch’io l’ho fatto a piacere e in ozio;
108Più grato fôra essergli stato appresso.
     E se in cancellería m’ha fatto sozio
A Milan del Constabil,3 sì c’ho il terzo
111Di quel che al notar vien d’ogni negozio;
     Gli è perchè alcuna volta io sprono e sferzo,
Mutando bestie e guide, e corro in fretta
114Per monti e balze, e con la morte scherzo.4
     Fa a mio senno, Maron;5 tuoi versi getta
Con la lira in un cesso, e un’arte impara.
117Se beneficii vuoi, che sia più accetta.
     Ma tosto che n’hai, pensa che la cara
Tua libertà non meno abbi perduta,
120Che se giocata te l’avessi a zara;
     E che mai più (se bene alla canuta
Età vivi, e viva egli di Nestorre)
123Questa condizïon non ti si muta.
     E se disegni mai tal nodo sciôrre,
Buon patto avrai, se con amore e pace
126Quel che t’ha dato si vorrà ritôrre.
     A me, per esser stato contumace
Di non voler Agria veder nè Buda,
129Che si ritoglia il suo sì non mi spiace
     (Sebben le miglior penne ch’avea in muda


  1. Questo barco, formato di spaziose prateríe e campagne tra il Po di Lombardia e le mura di Ferrara a settentrione, era ai tempi del poeta un luogo di delizie della casa d’Este. — (Tortoli.)
  2. Sembra qui detto antonomasticamente per magnani o fabbri-ferrai. Chiodi, per ogni opera di tal mestiere.
  3. L’Ariosto godeva del terzo degli utili della cancellería arcivescovile di Milano, che ammontava a circa cento scudi annui, e ciò per un contratto di società con un Costabili, nobile ferrarese. — (Molini.) Vedi anche Baruffaldi, Vita ec., pag. 178.
  4. Onde disse nella Satira VII: «E di poeta cavallar mi feo» (v. 258).
  5. Andrea Marone bresciano, valoroso poeta latino estemporaneo, al servizio del duca, e amico dell’autore, che lo nomina anche nel Furioso, c. III, st. 56, e c. XLVI, st. 13. — (Molini.) Vedi Baruffaldi ec. pag. 25 e 177.