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frammento primo. 141

E che in Africa ir vuol, sparge le grida;
E va aspettando che Sicilia vôlti
L’arme contr’a’ Franceschi, e che gli uccida.
Di qua si veggon poi tutti esser côlti,
E par ch’al ciel tu senta andar le strida;
E qua e là per la città divisi
Li vegga a un suon di vespro tutti uccisi.

77 E mentre Carlo vendicar vuol l’onta,
E per Provenza uomini e navi accozza,
Con gl’inimici il figlio in mar s’affronta,
E ne va vinto e preso a Saragozza.
L’armata vedi poi di Genoa pronta,
Che del sangue pisan fa l’acqua sozza.
Par che intanto il pontefice smantelli
Forlì, perchè mai più non si ribelli.

78 La pugna seguía poi di Campo Aldino,
A’ Guelfi nel principio aera ed acerba,
Che Guido Feltri e ’l vescovo aretino
Co’ capi lor vi fan vermiglia l’erba;
Poi, vôlta centra il campo gibellino,
Fortuna se gli mostra sì superba,
Che da tre mila della vita privi,
Ed altrettanti fa restar captivi.

79 Si vede Diego d’Aragon, che batte
Con macchine Gaeta, e con ogni arte.
Si vede il re Roberto che combatte
Di là dal Faro, e n’ha vinto una parte;
Ma poi che le sue genti ode disfatte
E che il fratello è preso, se ne parte.
Fa Bonifacio a’ Colonnesi guerra,
Gitta Preneste e i nidi loro in terra.1

80 Vien Federico terzo, e la Siciglia
Tutta racquista, e la Calabria appresso.
Fiorenza un’altra volta si scompiglia;
Il popol Guelfo in Bianchi e Neri è fesso.
Si vede Sciarra, che di sua famiglia,
Di sè e d’ogni altro Gibellino oppresso,
Si vendica in Anagna, e che l’antiquo
Debito sconta a Bonifazio iniquo.

81 Poi si veggono i Bianchi, che in Fiorenza


  1. Dante (Inf., XXVII): «Sì come Penestrino in terra getti.»