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120 i cinque canti.


90 Altri s’affoga, altri notando passa,
Altri il corso dell’acqua in giro mena;
Chi salta in una barca e ’l caval lassa,
Chi lo fa notar dietro alla carena;
O dove un legno appare, ivi s’ammassa
La folta sì, che, di soverchio piena,
O non si può levar se non si scarca,
O nel fondo tra via cade la barca.

91 Non era minor calca in sull’entrata
Del ponte, che da Carlo era difesa;
E sì cresce la gente spaventata,
A cui più d’ogni biasmo il morir pesa,
Che ’l re non pur, con tutta quella armata
Che seco avea, ne perde la contesa,
Ma, con molt’altri uomini e bestie a monte,
Nel fiume è rovesciato giù del ponte.

92 Carlo nell’acqua giù del ponte cade,
E non è chi si fermi a dargli ajuto;
Chè sì a ciascun per sè da fare accade,
Che poco conto d’altri ivi è tenuto:
Quivi la cortesía, la caritade,
Amor, rispetto, beneficio avuto,
O s’altro si può dire, è tutto messo
Da parte, e sol ciascun pensa a sè stesso.

93 Se si trovava sotto altro destriero
Carlo, che quel che si trovò quel giorno,
Restar potea nell’acqua di leggiero,
Nè mai più in Francia bella far ritorno.
Bianco era il buon caval, fuor ch’alcun nero
Pelo, che parean mosche, avea d’intorno
Il collo e i fianchi fin presso alla coda:
Da questo al fin fu ricondotto a proda.


Manca il rimanente.