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96 i cinque canti.


75 Ruggier, che come lui non era immerso
Sì nel dolor, ma si sentía più sorto,1
Gli studiava, inducendogli alcun verso
Della Scrittura, di trovar conforto.
— Non è (dicea) del Re dell’universo
L’intenzïon che il peccator sia morto,
Ma che dal mar d’iniquitadi a riva
Ritorni salvo, e si converta e viva.

76 Cosa umana è il peccar; e pur si legge
Che sette volte il giorno il giusto cade;
E sempre a chi si pente e si corregge,
Ritorna a perdonar l’Alta bontade:
Anzi, d’un peccator che fuor del gregge
Abbia errato, e poi torni a miglior strade,
«Maggior gloria è nel regno degli eletti,
Che di novantanove altri perfetti.» — 2

77 Per far nascer conforto, cotal seme
Il buon Ruggier venía spargendo quivi:
Poi ricordava ch’altra volta insieme
D’Alcina in Orïente fur captivi;
E come di là usciro, anco aver speme
Dovean d’uscir di questo carcer vivi.
— S’allora io fui, dicea, degno d’aita,
Or ne son più, chè son miglior di vita. —

78 E seguitò: — Se quando nell’errore
Della dannata legge era perduto,
E nell’ozio sommerso e nel fetore
Tutto d’Alcina, come animal bruto,
Mi liberò il mio sommo almo Fattore;
Perchè sperar non debbo ora il suo ajuto,
Che per la Fede essendo puro e netto
Di molte colpe, io so che m’ha più accetto?

79 Creder non voglio che ’l demonio rio,
Dal qual la forza di costei dipende,
Possa nuocere agli uomini che Dio
Per suoi conosce e che per suoi difende.
Se vera fede avrai, se l’avrò anch’io,
Dio la vedrà che i nostri cori intende:


  1. Sollevato, consolato. Esempio raccolto dal Brambilla, ma che non avrà facilmente imitatori.
  2. Sono versi del Petrarca, Part. IV, son. 3. — (Molini.)