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88 | i cinque canti. |
Un picciol lumicin d’una lucerna
Vide apparir lontan per la caverna.
36 Esser Caron lo giudicò da lunge,
Che venisse a portarlo all’altra riva:
S’avvide, poi che più vicin gli giunge,
Che senza barca a sciutto piè veniva.
La barba alla cintura si congiunge,
Le spalle il bianco crin tutte copriva;
Nella destra una rete avea, a costume
Di pescator; nella sinistra un lume.
37 Ruggier lo vedea appresso, ed era in forse
Se fosse uom vivo, o pur fantasma ed ombra.
Tosto che del splendor l’altro s’accorse
Che fería l’armi e si spargea per l’ombra,
Si trasse a dietro e per fuggir si torse,
Come destrier che per cammino adombra;
Ma poichè si mirâr l’un l’altro meglio,
Ruggier fu il primo a dimandare al veglio:
38 — Dimmi, padre, s’io vivo o s’io son morto,
S’io sono al mondo o pur sono all’inferno:
Questo so ben ch’io fui dal mare absorto;
Ma se per ciò morissi, non discerno.
Perchè mi veggo armato, mi conforto
Ch’io non sia spirto dal mio corpo esterno;
Ma poi l’esser rinchiuso in questo fondo,
Fa ch’io tema esser morto e fuor del mondo. —
39 — Figliuol, rispose il vecchio, tu sei vivo,
Come anch’io son; ma fôra meglio molto
Esser di vita l’uno e l’altro privo,
Che nel mostro marin viver sepolto.
Tu sei d’Alcina, se non sai, captivo;
Ella t’ha il laccio teso, e al fin t’ha côlto,
Come côlse me ancora, con parecchi
Altri che ci vedrai, giovani e vecchi.
40 Vedendoti qui dentro, non accade
Di darti cognizion chi Alcina sia;
Chè se tu non avessi sua amistade
Avuta prima, ciò non t’avverria.
In India vedut’hai la quantitade
Delle conversïon che questa ria
Ha fatto in fere, in fonti, in sassi, in piante,
Dei cavalier di ch’ella è stata amante.