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80 i cinque canti.

Tosto che dritto il loco si trovaro,
Saltò Marfisa con la lancia in mano
Dentro alla porta, e messe un alto grido,
Dicendo: — Traditor, tutti vi uccido. —

111 Come chi vespe o calabroni o pecchie
Per follía va a turbar nelle lor cave,
Se li sente per gli occhi e per l’orecchie
Armati di puntura aspera e grave;
Così fa il grido delle mura vecchie
Del rotto albergo uscir le genti prave,
Con un strepito d’armi e, da ogni parte,
Tanto rumor, che avría da temer Marte.

112 Marfisa, che dovunque apparía il caso
Più periglioso, divenía più ardita,
Con la lancia mandò quattro all’occaso,
Che trovò stretti insieme in sull’uscita;
E col tronco, ch’in man l’era rimaso,
Solo in tre colpi a tre tolse la vita.
Ma tornate ad udirmi un’altra volta
Quel che fe poi ch’ebbe la spada tolta.




CANTO QUARTO.




ARGOMENTO.


               Bradamante e Marfisa, ond’è condutto
          Gano prigione, incontran per la via
          Chi trarlo di lor man volea; ma in tutto
          Rendono vana l’opra audace e ria.
          A torto il buon Ruggier vien poi distrutto
          Dall’iniquo guerrier di Normandia:
          Si getta in mar, e in ventre a una balena
          Vivo ritrova Astolfo in simil pena.

1 Donne mie care, il torto che mi fate,
Bene è il maggior che voi mai feste altrui;
Chè di me vi dolete ed accusate
Che ne’ miei versi io dica mal di vui,
Che sopra tutti gli altri v’ ho lodate,
Come quel che son vostro e sempre fui: