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78 i cinque canti.

Chè in costui spera, tosto che lo intenda,
Che alli suoi casi alcun rimedio prenda.

101 L’oste, più per speranza di guadagno,
Che per esser di mente sì pietosa,
Salta a cavallo, e la sferza e il calcagno
Adopra, e notte o dì poco riposa:
Giunse, io non so s’io dica, al lupo o all’agno;
So ch’io l’ho da dir agno in una cosa:
Ch’era di cor più timido che agnello,
Nel resto lupo insidïoso e fello.

102 Tosto che Lupo ha la novella udita,
Senza fare il suo cor noto a persona,
Con cento cavalier della più ardita
Gente ch’avesse, uscì fuor di Bajona;
E verso dove avea la strada uscita,
Che facea Bradamante, in fretta sprona;.
Poi si nasconde in certe case guaste,
Ch’eran tra via, ma che a celarlo baste.1

103 L’oste quivi lasciando i Maganzesi,
Andò per trovar Gano e Bradamante,
Chè dall’insidie e dalli lacci tesi
Non pigliassero via troppo distante.
Non molto andò che di lucenti arnesi
Guarnito un cavalier si vide innante,
Che cacciando il destrier più che di trotto,
Parea da gran bisogno esser condotto.

104 Galoppandogli innanzi iva un valletto,
Due damigelle poi, poi veniva esso:
Le damigelle avean l’una l’elmetto,
L’asta e lo scudo all’altra era commesso.
Prima che giunga ove lor possa il petto
Vedere o ’l viso, o più si faccia appresso,
L’oste all’incontro la figlia d’Amone
Vede venir col traditor prigione.

105 Poi vide il cavalier dalle donzelle,
Tosto che a Bradamante fu vicino,
Ire abbracciarla, ed accoglienze belle
Far l’uno all’altra a capo umile e chino;
E poi ch’una o due volte iterâr quelle,


  1. Baste per bastino; errore grammaticale, che l’Ariosto avrebbe certamente corretto, se avesse terminati e riveduti questi Canti. — (Molini.)