Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/101

72 i cinque canti.

Che per Francia, in gran fretta, e per la Magna
Raccolti e tratti avea seco in campagna.

71 Giunge in Narbona all’oscurar del giorno,
E, giunto, fa serrar tutte le porte,
E pon le guardie ai porti e ai passi intorno,
Chè novella di sè fuor non si porte.
D’un corsar genovese (Oria od Adorno
Fosse, non so) quivi trovò a gran sorte
Quattro galée, con che predando gia
Il mar di Spagna e quel di Barberia.

72 Gano, dato a ciascun debiti premi,
Sopra i navigli i suoi pedoni parte;
E, come biancheggiar vide gli estremi
Termini d’orïente, indi si parte,
E va quanto più può con vele e remi:
Ma tien l’astuto all’arrivar quest’arte,
Che non si scuopre a vista di Marsiglia,
Prima che ’l sol non scenda oltra Siviglia.

73 La figliuola d’Amon, che non sa ancora
Che Rinaldo rubel sia dell’Impero,
Veduto il Giglio che sì Francia onora,
La Croce bianca e l’uccel bianco e il nero,1
E poi Vertunno in sulla prima prora,
Che avea l’insegna e il viso di Ruggiero,
Senza timor, senz’armi, corse al lito,
Credendosi ire in braccio al suo marito;

74 Il qual sia, per alcun novo accidente,
Tornato a lei con parte dell’armata:
Non dal marito, ma dal fraudolente
Gano si ritrovò ch’era abbracciata.
Come chi côrre il fior volea, e il serpente
Trova che ’l punge; così disarmata,
E senza poter fargli altra difesa,
Dagl’inimici suoi si trovò presa.

75 Si trovò presa ella e la rôcca insieme,
Che non vi potè far difesa alcuna.
Il popol, che ciò sente e peggio teme,
Chi qua chi là con l’armi si raguna;
Il rumor s’ode, come il mar che freme


  1. L’aquila bianca, insegna di Ruggiero; e la nera, insegna imperiale. — (Barotti.)