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CANTO TRENTESIMOQUINTO


1
     Chi salirá per me, madonna, in cielo
a riportarne il mio perduto ingegno?
che, poi ch’uscí da’ bei vostri occhi il telo
che ’l cor mi fisse, ognior perdendo vegno.
Né di tanta iattura mi querelo,
pur che non cresca, ma stia a questo segno;
ch’io dubito, se piú si va sciemando,
di venir tal, qual ho descritto Orlando.

2
     Per riaver l’ingegno mio m’è aviso
che non bisogna che per l’aria io poggi
nel cerchio de la luna o in paradiso;
che ’l mio non credo che tanto alto alloggi.
Ne’ bei vostri occhi e nel sereno viso,
nel sen d’avorio e alabastrini poggi
se ne va errando; et io con queste labbia
lo corrò, se vi par ch’io lo rïabbia.

3
     Per gli ampli tetti andava il paladino
tutte mirando le future vite,
poi ch’ebbe visto sul fatal molino
volgersi quelle ch’erano giá ordite:
e scorse un vello che piú che d’or fino
splender parea; né sarian gemme trite,
s’in filo si tirassero con arte,
da comparargli alla millesma parte.