Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/421


nota 415


III

Differenze saltuarie da esemplare ad esemplare.

Per una netta classificazione delle copie di C l’unico fondamento è costituito da quel tal mezzo foglio rifatto che abbiamo esaminato nel Cap. precedente.

Ora è opportuno che si avverta una circostanza alla quale piú d’uno ha accennato, fonte di numerosi errori, e veramente singolare: da copia a copia tu noti varietá di lezione. Ma queste divergenze non si dividono in due serie corrispondenti al Tipo 1° e al Tipo 2°, bensí errano da esemplare ad esemplare, e pertanto sfuggono ad ogni criterio classificatorio. L’Ermini (p. xix) e il Salza (p. 237), conoscendo solo un paio di varianti, sono stati facilmente tratti a ritenere che esse continuassero le divergenze descritte nel Cap. precedente, e finiscono per ingarbugliare una matassa che a guardar bene corre abbastanza liscia.

Il primo forse che richiamò su questo l’attenzione, senza tuttavia curarsi di fare un confronto minuto, fu il Barotti, che ne additò due o tre, né mancano errori1. Alcune poche son registrate dal Panizzi; gli altri ripetono.

Noi abbiamo fatto larghi confronti, e per la prima volta possiamo dare questa interessante serie di varianti, che sará, speriamo, completa o quasi.

  1. Annotando XXIX 59, 6, avverte che in una delle due copie di C da lui conservate (si tratta di a b) il verso leggevasi immutato come stava in A (e, aggiungiamo, anche in B), cioè, O dove la Phenice apparir suole: il che è falso. Ancora, stampa nel testo: Per riaver Baiardo tutta fiata (XLII 67, 5), e poi annota: «Cosí la ediz. del 1532, e amò meglio il Poeta di far di tre sillabe riaver, e fiata di due (per gli esempi di Dante e del Petrarca) che all’opposto come portava l’ediz. del 1516, dicendo: Per Baiardo riaver tutta fiata». Tutti gli esemplari di C presentano il v. in quest’ultima forma, ch’era giá quella di AB; e quanto a riaver di due, cfr. XLV 105, 6, mentre sempre fïata-e XV 11, 3, XXI 21, 4, V 49, 4 ecc. Il verso, come è dato dal Barotti, non si legge in nessun testo del ’32, bensí nell’ediz. Ruscelli, nota per le sue audacie.