Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/408

402 nota


Questa, che è l’ultima curata dall’Autore, uscì il 1º d’ottobre del 1532. Va superba d’un magnifico ritratto, disegnato dal Tiziano, inciso da Francesco de Nanto1. L’impresa, ch’era nelle precedenti edd. un alveo di api, le quali dall’ingrato villano son fatte fuggire col fuoco (nei quattro angoli il motto pro bono malum); nella terza sará in forma di due biscie, all’una delle quali è stata recisa la lingua, e all’altra che velenosa la vibra, si mostra di sopra una mano in atto di tagliarla anche a lei, col motto dilexisti malitiam super benignitatem2. Il vecchio motto qui è posto in fine, dopo l’ultimo verso, né si trova in tutti gli esemplari: piú d’uno ha invece un piccolo intaglio rappresentante una lupa che allatta il suo lupicino.

L’Ariosto ne fu scontentissimo, e con ragione, come vedremo nel Cap. II. E giá pensava di ristampare l’opera della sua vita, e giá, sopra un suo Furioso degli ultimi stampati, «il quale era solamente legato in un cartone rozzo, et non era tagliato in torcolo o agguagliate le carte altramente, per non restringere il margine»3, veniva mutando e correggendo, «parendogli, come era, d’esser stato mal servito in questa ultima stampa, et assassinato»4. Ma non gli diede il modo né il tempo di condurre, nonché a termine, oltre i primi canti questo lavoro, e pur saltuariamente, la grave infermitá che lo tormentava, e la morte sopraggiunta poco appresso (6 luglio 1533). Morí amareggiato dal pensiero che un poema cosí ricco d’immortali bellezze non avesse trovata una veste di sé degna.

Gli spostamenti e le poche ottave che l’Autore aveva introdotto in B, entrano nell’ultima edizione. E non sacrifica quasi nulla. Sono soppresse appena due stanze, ch’erano in entrambe le precedenti, quella ben nota di Stranodesiderio, che chiudeva la novella d’Astolfo e Giocondo (c. XXVI di AB, st. 75: il canto corrisponde al XXVIII di C), ed un’altra di poco valore, che fa morire Adonio di strapazzi amorosi (c. XXXIX di AB, st. 112: corrisponde al c. XLIII di C).

  1. Cfr. G. Agnelli, I ritratti dell’Ariosto, in «Rassegna d’arte antica e moderna», IX (1922), p. 82 ss., a p. 92. Sull’incisore: P. Kristeller, Kupferstich u. Hotzschnitt in vier Jahrhunderten, Berlin, 1905, p. 296.
  2. Cfr. Salza, Studi cit,. p 217.
  3. Quest’esemplare fu veduto dal Ruscelli, che copiò un certo numero di correzioni: cfr. Salza, Studi cit., p. 238 ss.
  4. Cosí in una notissima lettera di Galasso Ariosto al Bembo, ripubblicata dal Salza, Studi cit., p. 6.