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364 canto


24
     Il miglior cavallier, che spada a lato
e scudo in braccio mai portassi o porti;
il piú bello e gentil ch’al mondo stato
mai sia di quanti ne son vivi o morti,
sol per un’alta cortesia c’ha usato,
sta per morir, se non ha chi ’l conforti.
Per Dio, signor, venite, e fate prova
s’allo suo scampo alcun consiglio giova. —

25
     Ne l’animo a Leon subito cade
che ’l cavallier di chi costei ragiona,
sia quel che per trovar fa le contrade
cercare intorno, e cerca egli in persona;
sí ch’a lei dietro, che gli persuade
sí pietosa opra, in molta fretta sprona:
la qual lo trasse (e non fêr gran camino)
ove alla morte era Ruggier vicino.

26
     Lo ritrovâr che senza cibo stato
era tre giorni, e in modo lasso e vinto,
ch’in piè a fatica si saria levato,
per ricader, se ben non fosse spinto.
Giacea disteso in terra tutto armato,
con l’elmo in testa, e de la spada cinto;
e guancial de lo scudo s’avea fatto,
in che ’l bianco liocorno era ritratto.

27
     Quivi pensando quanta ingiuria egli abbia
fatto alla donna, e quanto ingrato e quanto
isconoscente le sia stato, arrabbia,
non pur si duole; e se n’affligge tanto,
che si morde le man, morde le labbia,
sparge le guancie di continuo pianto;
e per la fantasia che v’ha sí fissa,
né Leon venir sente né Melissa;