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CANTO QUARANTESIMOSESTO


1
     Or, se mi mostra la mia carta il vero,
non è lontano a discoprirsi il porto;
sí che nel lito i voti scioglier spero
a chi nel mar per tanta via m’ha scorto;
ove, o di non tornar col legno intero,
o d’errar sempre, ebbi giá il viso smorto.
Ma mi par di veder, ma veggo certo,
veggo la terra, e veggo il lito aperto.

2
     Sento venir per allegrezza un tuono
che fremer l’aria e rimbombar fa l’onde:
odo di squille, odo di trombe un suono
che l’alto popular grido confonde.
Or comincio a discernere chi sono
questi che empion del porto ambe le sponde.
Par che tutti s’allegrino ch’io sia
venuto a fin di cosí lunga via.

3
     Oh di che belle e saggie donne veggio,
oh di che cavallieri il lito adorno!
Oh di ch’amici, a chi in eterno deggio
per la letizia c’han del mio ritorno!
Mamma e Ginevra e l’altre da Correggio
veggo del molo in su l’estremo corno:
Veronica da Gambera è con loro,
sí grata a Febo e al santo aonio coro.