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356 canto


112
     Come si senton, s’austro o borea spira,
per l’alte selve murmurar le fronde;
o come soglion, s’Eolo s’adira
contra Nettunno, al lito fremer l’onde:
cosí un rumor che corre e che s’aggira,
e che per tutta Francia si difonde,
di questo dá da dire e da udir tanto,
ch’ogni altra cosa è muta in ogni canto.

113
     Chi parla per Ruggier, chi per Leone;
ma la piú parte è con Ruggiero in lega:
son dieci e piú per un che n’abbia Amone.
L’imperator né qua né lá si piega;
ma la causa rimette alla ragione,
et al suo parlamento la delega.
Or vien Marfisa, poi ch’è diferito
lo sponsalizio, e pon nuovo partito;

114
     e dice: — Con ciò sia ch’esser non possa
d’altri costei, fin che ’l fratel mio vive;
se Leon la vuol pur, suo ardire e possa
adopri sí, che lui di vita prive:
e chi manda di lor l’altro alla fossa,
senza rivale al suo contento arrive. —
Tosto Carlo a Leon fa intender questo,
come anco intender gli avea fatto il resto.

115
     Leon che, quando seco il cavalliero
del lïocorno sia, si tien sicuro
di riportar vittoria di Ruggiero,
né gli abbia alcun assunto a parer duro;
non sappiendo che l’abbia il dolor fiero
tratto nel bosco solitario e oscuro,
ma che, per tornar tosto, uno o due miglia
sia andato a spasso, il mal partito piglia.