Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/359


quarantesimoquinto 353


100
     Se però presa son per non avere
uccider lui né prenderlo potuto;
il che non mi par giusto; né al parere
mai son per star, ch’in questo ha Carlo avuto.
So ch’inconstante io mi farò tenere,
se da quel c’ho giá detto ora mi muto;
ma né la prima son né la sezzaia,
la qual paruta sia inconstante, e paia.

101
     Basti che nel servar fede al mio amante,
d’ogni scoglio piú salda mi ritrovi,
e passi in questo di gran lunga quante
mai furo ai tempi antichi, o sieno ai nuovi.
Che nel resto mi dichino incostante,
non curo, pur che l’incostanzia giovi:
pur ch’io non sia di costui tôrre astretta,
volubil piú che foglia anco sia detta. —

102
     Queste parole et altre, ch’interrotte
da sospiri e da pianti erano spesso,
seguí dicendo tutta quella notte
ch’all’infelice giorno venne appresso.
Ma poi che dentro alle cimerie grotte
con l’ombre sue Notturno fu rimesso,
il ciel, ch’eternamente avea voluto
farla di Ruggier moglie, le diè aiuto.

103
     Fe’ la mattina la donzella altiera
Marfisa inanzi a Carlo comparire,
dicendo ch’al fratel suo Ruggier era
fatto gran torto, e nol volea patire,
che gli fosse levata la mogliera,
né pure una parola gliene dire:
e contra chi si vuol di provar toglie,
che Bradamante di Ruggiero è moglie.