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330 canto


8
     Ungiardo da la gente, che fuggita
de la battaglia, a lui s’era ridutta
(ch’a parte a parte v’arrivò infinita,
perch’al ponte passar non potea tutta),
sapea come la strage era seguita,
che la metá de’ Greci avea distrutta;
e come un cavallier solo era stato,
ch’un campo rotto, e l’altro avea salvato:

9
     e che sia da se stesso senza caccia
venuto a dar del capo ne la rete,
si maraviglia, e mostra che gli piaccia,
con viso e gesti e con parole liete.
Aspetta che Ruggier dormendo giaccia;
poi manda le sue gente chete chete,
e fa il buon cavallier, ch’alcun sospetto
di questo non avea, prender nel letto.

10
     Accusato Ruggier dal proprio scudo,
ne la cittá di Novengrado resta
prigion d’Ungiardo, il piú d’ogni altro crudo,
che fa di ciò maravigliosa festa.
E che può far Ruggier, poi che gli è nudo,
et è legato giá, quando si desta?
Ungiardo un suo corrier spaccia a staffetta
a dar la nuova a Costantino in fretta.

11
     Avea levato Costantin la notte
da le ripe di Sava ogni sua schiera;
e seco a Beleticche avea ridotte,
che cittá del cognato Androfilo era,
padre di quello a cui forate e rotte
(come se state fossino di cera)
al primo incontro l’arme avea il gagliardo
cavallier, or prigion del fiero Ungiardo.