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quarantesimoquarto 325


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     Finita la battaglia di quel giorno,
ne la qual, poi che il lor signor fu estinto,
danno i Bulgari avriano avuto e scorno,
se per lor non avesse il guerrier vinto,
il buon guerrier che ’l candido liocorno
ne lo scudo vermiglio avea dipinto;
a lui si trasson tutti, da cui questa
vittoria conoscean, con gioia e festa.

97
     Uno il saluta, un altro se gl’inchina,
altri la mano, altri gli bacia il piede:
ognun, quanto piú può, se gli avvicina,
e beato si tien chi appresso il vede,
e piú chi ’l tocca; che toccar divina
e sopranatural cosa si crede.
Lo pregan tutti, e vanno al ciel le grida,
che sia lor re, lor capitan, lor guida.

98
     Ruggier rispose lor, che capitano
e re sará, quel che fia lor piú a grado;
ma né a baston né a scettro ha da por mano,
né per quel giorno entrar vuole in Belgrado:
che prima che si faccia piú lontano
Leon Augusto, e che ripassi il guado,
lo vuol seguir, né tôrsi da la traccia,
fin che nol giunga e che morir nol faccia;

99
     che mille miglia e piú, per questo solo
era venuto, e non per altro effetto.
Cosí senza indugiar lascia lo stuolo,
e si volge al camin che gli vien detto,
che verso il ponte fa Leone a volo,
forse per dubbio che gli sia intercetto.
Gli va dietro per l’orma in tanta fretta,
che ’l suo scudier non chiama e non aspetta.