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318 canto


68
     però che Bradamante, ch’eseguire
vorria molto piú ancor, che non ha detto,
rivocando nel cor l’usato ardire,
e lasciando ir da parte ogni rispetto,
s’appresenta un dí a Carlo, e dice: — Sire,
s’a vostra Maestade alcuno effetto
io feci mai, che le paresse buono,
contenta sia di non negarmi un dono.

69
     E prima che piú espresso io le lo chieggia,
su la real sua fede mi prometta
farmene grazia; e vorrò poi, che veggia
che sará iusta la domanda e retta. —
— Merta la tua virtú che dar ti deggia
ciò che domandi, o giovane diletta
(rispose Carlo); e giuro, se ben parte
chiedi del regno mio, di contentarte. —

70
     — Il don ch’io bramo da l’Altezza vostra,
è che non lasci mai marito darme
(disse la damigella), se non mostra
che piú di me sia valoroso in arme.
Con qualunche mi vuol, prima o con giostra
o con la spada in mano ho da provarme.
Il primo che mi vinca, mi guadagni:
chi vinto sia, con altra s’accompagni. —

71
     Disse l’imperator con viso lieto,
che la domanda era di lei ben degna;
e che stesse con l’animo quïeto,
che fará a punto quanto ella disegna.
Non è questo parlar fatto in segreto
sí, ch’a notizia altrui tosto non vegna;
e quel giorno medesimo alla vecchia
Beatrice e al vecchio Amon corre all’orecchia.