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316 canto


60
     Ma piú d’ogni altro duol che le sia detto,
che tormenti Ruggier, di questo ha doglia,
ch’intende che s’affligge per sospetto
ch’ella lui lasci, e che quel Greco voglia.
Onde, acciò si conforti, e che del petto
questa credenza e questo error si toglia,
per una di sue fide cameriere
gli fe’ queste parole un dí sapere:

61
     — Ruggier, qual sempre fui, tal esser voglio
fin alla morte, e piú, se piú si puote.
O siami Amor benigno o m’usi orgoglio,
o me Fortuna in alto o in basso ruote,
immobil son di vera fede scoglio
che d’ogn’intorno il vento e il mar percuote:
né giá mai per bonaccia né per verno
luogo mutai, né muterò in eterno.

62
     Scarpello si vedrá di piombo o lima
formare in varie imagini diamante,
prima che colpo di Fortuna, o prima
ch’ira d’Amor rompa il mio cor costante;
e si vedrá tornar verso la cima
de l’alpe il fiume turbido e sonante,
che per nuovi accidenti, o buoni o rei,
faccino altro vïaggio i pensier miei.

63
     A voi, Ruggier, tutto il dominio ho dato
di me, che forse è piú ch’altri non crede.
So ben ch’a nuovo principe giurato
non fu di questa mai la maggior fede.
So che né al mondo il piú sicuro stato
di questo, re né imperator possiede.
Non vi bisogna far fossa né torre,
per dubbio ch’altri a voi lo venga a tôrre.