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314 canto


52
     Dicea Ruggier: — Se pur è Amon disposto
che la figliuola imperatrice sia,
con Leon non concluda cosí tosto:
almen termine un anno anco mi dia;
ch’io spero intanto, che da me deposto
Leon col padre de l’imperio fia;
e poi che tolto avrò lor le corone,
genero indegno non sarò d’Amone.

53
     Ma se fa senza indugio, come ha detto,
suocero de la figlia Costantino;
s’alla promessa non avrá rispetto
di Rinaldo e d’Orlando suo cugino,
fattami inanzi al vecchio benedetto,
al marchese Uliviero, al re Sobrino,
che farò? vo’ patir sí grave torto?
o, prima che patirlo, esser pur morto?

54
     Deh che farò? farò dunque vendetta
contra il padre di lei di questo oltraggio?
Non miro ch’io non son per farlo in fretta,
o s’in tentarlo io mi sia stolto o saggio.
Ma voglio presupor ch’a morte io metta
l’iniquo vecchio e tutto il suo lignaggio:
questo non mi fará però contento;
anzi in tutto sará contra al mio intento.

55
     E fu sempre il mio intento, et è, che m’ami
la bella donna, e non che mi sia odiosa:
ma, quando Amone uccida, o facci o trami
cosa al fratello o agli altri suoi dannosa,
non le do iusta causa che mi chiami
nimico, e piú non voglia essermi sposa?
Che debbo dunque far? debbol patire?
Ah non, per Dio! piú tosto io vo’ morire.