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quarantesimoquarto 313


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     Se la donna s’affligge e si tormenta,
né di Ruggier la mente è piú quieta;
ch’ancor che di ciò nuova non si senta
per la cittá, pur non è a lui segreta.
Seco di sua fortuna si lamenta,
la qual fruir tanto suo ben gli vieta,
poi che ricchezze non gli ha date e regni,
di che è stata sí larga a mille indegni.

49
     Di tutti gli altri beni, o che concede
Natura al mondo, o proprio studio acquista,
aver tanta e tal parte egli si vede,
qual e quanta altri aver mai s’abbia vista:
ch’a sua bellezza ogni bellezza cede,
ch’a sua possanza è raro chi resista:
di magnanimitá, di splendor regio
a nessun, piú ch’a lui, si debbe il pregio.

50
     Ma il volgo, nel cui arbitrio son gli onori,
che, come pare a lui, li leva e dona
(né dal nome del volgo voglio fuori,
eccetto l’uom prudente, trar persona;
che né papi né re né imperatori
non ne tra’ scettro, mitra né corona;
ma la prudenzia, ma il giudizio buono,
grazie che dal ciel date a pochi sono);

51
     questo volgo (per dir quel ch’io vo’ dire)
ch’altro non riverisce che ricchezza,
né vede cosa al mondo, che piú ammire,
e senza, nulla cura e nulla apprezza,
sia quanto voglia la beltá, l’ardire,
la possanza del corpo, la destrezza,
la virtú, il senno, la bontá; e piú in questo
di ch’ora vi ragiono, che nel resto.