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304 canto


12
     Cosí dicean; ma non sapean ch’Amone,
con voluntá del figlio di Pipino,
n’avea dato in quei giorni intenzïone
all’imperator greco Costantino,
che gliele domandava per Leone
suo figlio e successor nel gran domino.
Se n’era, pel valor che n’avea inteso,
senza vederla, il giovinetto acceso.

13
     Risposto gli avea Amon, che da sé solo
non era per concludere altramente,
né pria che ne parlasse col figliuolo
Rinaldo, da la corte allora absente;
il qual credea che vi verrebbe a volo,
e che di grazia avria sí gran parente:
pur, per molto rispetto che gli avea,
risolver senza lui non si volea.

14
     Or Rinaldo lontan dal padre, quella
pratica imperïal tutta ignorando,
quivi a Ruggier promette la sorella
di suo parere, e di parer d’Orlando
e degli altri ch’avea seco alla cella,
ma sopra tutti l’eremita instando:
e crede veramente che piacere
debba ad Amon quel parentado avere.

15
     Quel dí e la notte, e del seguente giorno
steron gran parte col monaco saggio,
quasi oblïando al legno far ritorno,
ben che il vento spirasse al lor viaggio.
Ma i lor nocchieri, a cui tanto soggiorno
increscea omai, mandar piú d’un messaggio,
che sí li stimulâr de la partita,
ch’a forza li spiccâr da l’eremita.