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CANTO QUARANTESIMOQUARTO

1
     Spesso in poveri alberghi e in picciol tetti,
ne le calamitadi e nei disagi,
meglio s’aggiungon d’amicizia i petti,
che fra ricchezze invidïose et agi
de le piene d’insidie e di sospetti
corti regali e splendidi palagi,
ove la caritade è in tutto estinta,
né si vede amicizia, se non finta.

2
     Quindi avvien che tra principi e signori
patti e convenzïon sono sí frali.
Fan lega oggi re, papi e imperatori;
doman saran nimici capitali:
perché, qual l’apparenze esterïori,
non hanno i cor, non han gli animi tali;
che non mirando al torto piú ch’al dritto,
attendon solamente al lor profitto.

3
     Questi, quantunque d’amicizia poco
sieno capaci, perché non sta quella
ove per cose gravi, ove per giuoco
mai senza finzïon non si favella;
pur, se talor gli ha tratti in umil loco
insieme una fortuna acerba e fella,
in poco tempo vengono a notizia
(quel che in molto non fêr) de l’amicizia.