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quarantesimoterzo 281


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     Quanto dovea parergli il dubio buono,
se pensava il dolor ch’avria del certo!
Poi ch’indarno provò con priego e dono,
che da la balia il ver gli fosse aperto,
né toccò tasto ove sentisse suono
altro che falso; come uom ben esperto,
aspettò che discordia vi venisse;
ch’ove femine son, son liti e risse.

121
     E come egli aspettò, cosí gli avvenne;
ch’al primo sdegno che tra loro nacque,
senza suo ricercar, la balia venne
il tutto a ricontargli, e nulla tacque.
Lungo a dir fôra ciò che ’l cor sostenne,
come la mente consternata giacque
del giudice meschin, che fu sí oppresso,
che stette per uscir fuor di se stesso:

122
     e si dispose al fin, da l’ira vinto,
morir, ma prima uccider la sua moglie;
e che d’amendue i sangui un ferro tinto
levassi lei di biasmo, e sé di doglie.
Ne la citta se ne ritorna, spinto
da cosí furibonde e cieche voglie;
indi alla villa un suo fidato manda,
e quanto esequir debba, gli commanda.

123
     Commanda al servo, ch’alla moglie Argia
torni alla villa, e in nome suo le dica
ch’egli è da febbre oppresso cosí ria,
che di trovarlo vivo avrá fatica;
sí che, senza aspettar piú compagnia,
venir debba con lui, s’ella gli è amica
(verrá: sa ben che non fará parola);
e che tra via le seghi egli la gola.