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     Cosí dicendo, e pur tuttavia in fretta
su quel battel che parea aver le penne,
scorrendo il re de’ fiumi, all’isoletta
ch’alla cittade è piú propinqua, venne:
e ben che fosse allora erma e negletta,
pur s’allegrò di rivederla, e fenne
non poca festa; che sapea quanto ella,
volgendo gli anni, saria ornata e bella.

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     Altra fïata che fe’ questa via,
udí da Malagigi, il qual seco era,
che settecento volte che si sia
girata col monton la quarta sfera,
questa la piú ioconda isola fia
di quante cinga mar, stagno o riviera;
sí che, veduta lei, non sará ch’oda
dar piú alla patria di Nausicaa loda.

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     Udí che di bei tetti posta inante
sarebbe a quella sí a Tiberio cara;
che cederian l’Esperide alle piante
ch’avria il bel loco, d’ogni sorte rara;
che tante spezie d’animali, quante
vi fien, né in mandra Circe ebbe né in hara;
che v’avria con le Grazie e con Cupido
Venere stanza, e non piú in Cipro o in Gnido:

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     e che sarebbe tal per studio e cura
di chi al sapere et al potere unita
la voglia avendo, d’argini e di mura
avria sí ancor la sua cittá munita,
che contra tutto il mondo star sicura
potria, senza chiamar di fuori aita;
e che d’Ercol figliuol, d’Ercol sarebbe
padre il signor che questo e quel far debbe.