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246 canto


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     Lo scritto d’oro esser costei dichiara
Lucrezia Bentivoglia; e fra le lode
pone di lei, che ’l duca di Ferrara
d’esserle padre si rallegra e gode.
Di costei canta con soave e chiara
voce un Camil che ’l Reno e Felsina ode
con tanta attenzïon, tanto stupore,
con quanta Anfriso udí giá il suo pastore;

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     et un per cui la terra, ove l’Isauro
le sue dolci acque insala in maggior vase,
nominata sará da l’Indo al Mauro,
e da l’austrine all’iperboree case,
via piú che per pesare il romano auro,
di che perpetuo nome le rimase;
Guido Postumo, a cui doppia corona
Pallade quinci, e quindi Febo dona.

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     L’altra che segue in ordine, è Dïana.
— Non guardar (dice il marmo scritto) ch’ella
sia altiera in vista; che nel core umana
non sará però men ch’in viso bella. —
Il dotto Celio Calcagnin lontana
fará la gloria e ’l bel nome di quella
nel regno di Monese, in quel di Iuba,
in India e Spagna udir con chiara tuba:

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     et un Marco Cavallo, che tal fonte
fará di poesia nascer d’Ancona,
qual fe’ il cavallo alato uscir del monte,
non so se di Parnasso o d’Elicona.
Beatrice appresso a questo alza la fronte,
di cui lo scritto suo cosí ragiona:
— Beatrice bea, vivendo, il suo consorte,
e lo lascia infelice alla sua morte;