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178 canto


4
     Ma Alfonsin Trotto il qual si trovò in fatto,
Annibal e Pier Moro e Afranio e Alberto,
e tre Arïosti, e il Bagno e il Zerbinatto
tanto me ne contâr, ch’io ne fui certo:
me ne chiarîr poi le bandiere affatto,
vistone al tempio il gran numero offerto,
e quindice galee ch’a queste rive
con mille legni star vidi captive.

5
     Chi vide quelli incendii e quei naufragi,
le tante uccisïoni e sí diverse,
che, vendicando i nostri arsi palagi,
fin che fu preso ogni navilio, fêrse;
potrá veder le morti anco e i disagi
che ’l miser popul d’Africa sofferse
col re Agramante in mezzo l’onde salse,
la scura notte che Dudon l’assalse.

6
     Era la notte, e non si vedea lume,
quando s’incominciâr l’aspre contese:
ma poi che ’l zolfo e la pece e ’l bitume
sparso in gran copia, ha prore e sponde accese,
e la vorace fiamma arde e consume
le navi e le galee poco difese;
sí chiaramente ognun si vedea intorno,
che la notte parea mutata in giorno.

7
     Onde Agramante che per l’aer scuro
non avea l’inimico in sí gran stima,
né aver contrasto si credea sí duro,
che, resistendo, al fin non lo reprima;
poi che rimosse le tenèbre furo,
e vide quel che non credeva in prima,
che le navi nimiche eran duo tante,
fece pensier diverso a quel d’avante.