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172 canto


68
     Il medesmo desir Marfisa avea,
per far del padre suo tarda vendetta;
e con gli sproni, quanto piú potea,
facea il destrier sentir ch’ella avea fretta.
Ma né l’una né l’altra vi giungea
sí a tempo, che la via fosse intercetta
al re d’entrar ne la cittá serrata,
et indi poi salvarsi in su l’armata.

69
     Come due belle e generose parde
che fuor del lascio sien di pari uscite,
poscia ch’i cervi o le capre gagliarde
indarno aver si veggano seguite,
vergognandosi quasi, che fur tarde,
sdegnose se ne tornano e pentite;
cosí tornâr le due donzelle, quando
videro il pagan salvo, sospirando.

70
     Non però si fermâr; ma ne la frotta
degli altri che fuggivano, cacciârsi,
di qua di lá facendo ad ogni botta
molti cader senza mai piú levarsi.
A mal partito era la gente rotta,
che per fuggir non potea ancor salvarsi;
ch’Agramante avea fatto per suo scampo
chiuder la porta ch’uscia verso il campo,

71
     e fatto sopra il Rodano tagliare
i ponti tutti. Ah sfortunata plebe,
che dove del tiranno utile appare,
sempre è in conto di pecore e di zebe!
Chi s’affoga nel fiume e chi nel mare,
chi sanguinose fa di sé le glebe.
Molti perîr, pochi restâr prigioni;
che pochi a farsi taglia erano buoni.