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138 canto


24
     Sceso era Astolfo dal giro lucente
alla maggiore altezza de la terra,
con la felice ampolla che la mente
dovea sanare al gran mastro di guerra.
Un’erba quivi di virtú eccellente
mostra Giovanni al duca d’Inghilterra:
con essa vuol ch’al suo ritorno tocchi
al re di Nubia e gli risani gli occhi;

25
     acciò per questi e per li primi merti
gente gli dia con che Biserta assaglia.
E come poi quei populi inesperti
armi et acconci ad uso di battaglia,
e senza danno passi pei deserti
ove l’arena gli uomini abbarbaglia,
a punto a punto l’ordine che tegna,
tutto il vecchio santissimo gl’insegna.

26
     Poi lo fe’ rimontar su quello alato
che di Ruggiero, e fu prima d’Atlante.
Il paladin lasciò, licenzïato
da San Giovanni, le contrade sante;
e secondando il Nilo a lato a lato,
tosto i Nubi apparir si vide inante;
e ne la terra che del regno è capo
scese da l’aria, e ritrovò il Senapo.

27
     Molto fu il gaudio e molta fu la gioia
che portò a quel signor nel suo ritorno;
che ben si raccordava de la noia
che gli avea tolta, de l’arpie, d’intorno.
Ma poi che la grossezza gli discuoia
di quello umor che giá gli tolse il giorno,
e che gli rende la vista di prima,
l’adora e cole, e come un Dio sublima: