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trentesimosettimo 107


24
     Di Bradamante e di Marfisa dico,
le cui vittorïose inclite prove
di ritornare in luce m’affatico;
ma de le diece mancanmi le nove.
Queste ch’io so, ben volentieri esplico;
sí perché ogni bell’opra si de’, dove
occulta sia, scoprir, sí perché bramo
a voi, donne, aggradir, ch’onoro et amo.

25
     Stava Ruggier, com’io vi dissi, in atto
di partirsi, et avea commiato preso,
e dall’arbore il brando giá ritratto,
che, come dianzi, non gli fu conteso;
quando un gran pianto, che non lungo tratto
era lontan, lo fe’ restar sospeso;
e con le donne a quella via si mosse,
per aiutar, dove bisogno fosse.

26
     Spingonsi inanzi, e via piú chiaro il suon ne
viene, e via piú son le parole intese.
Giunti ne la vallea, trovan tre donne
che fan quel duolo, assai strane in arnese;
che fin all’ombilico ha lor le gonne
scorciate non so chi poco cortese:
e per non saper meglio elle celarsi,
sedeano in terra, e non ardian levarsi.

27
     Come quel figlio di Vulcan, che venne
fuor de la polve senza madre in vita,
e Pallade nutrir fe’ con solenne
cura d’Aglauro, al veder troppo ardita,
sedendo, ascosi i brutti piedi tenne
su la quadriga da lui prima ordita;
cosí quelle tre giovani le cose
secrete lor tenean, sedendo, ascose.