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456 canto


24
     Et oltre al mio destino, io ci fui spinta
da le parole altrui degne di fede:
somma felicitá mi fu dipinta,
ch’esser dovea di questo amor mercede.
Se la persuasione, ohimè! fu finta,
se fu inganno il consiglio che mi diede
Merlin, posso di lui ben lamentarmi,
ma non d’amar Ruggier posso ritrarmi.

25
     Di Merlin posso e di Melissa insieme
dolermi, e mi dorrò d’essi in eterno,
che dimostrare i frutti del mio seme
mi fêro dagli spirti de lo ’nferno,
per pormi sol con questa falsa speme
in servitú; né la cagion discerno,
se non ch’erano forse invidïosi
dei miei dolci, sicuri, almi riposi. —

26
     Sí l’occupa il dolor, che non avanza
loco ove in lei conforto abbia ricetto;
ma, mal grado di quel, vien la speranza
e vi vuole alloggiare in mezzo il petto,
rifrescandole pur la rimembranza
di quel ch’al suo partir l’ha Ruggier detto:
e vuol, contra il parer degli altri affetti,
che d’ora in ora il suo ritorno aspetti.

27
     Questa speranza dunque la sostenne,
finito i venti giorni, un mese appresso;
sí che il dolor sí forte non le tenne,
come tenuto avria, l’animo oppresso.
Un dí che per la strada se ne venne,
che per trovar Ruggier solea far spesso,
novella udí la misera, ch’insieme
fe’ dietro all’altro ben fuggir la speme.