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trentesimoprimo 435


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     Del campo d’infedeli a prima giunta
la ritrovata guardia all’improviso
lasciò Rinaldo sí rotta e consunta,
ch’un sol non ne restò, se non ucciso.
Spezzata che lor fu la prima punta,
i Saracin non l’avean piú da riso;
che sonnolenti, timidi et inermi,
poteano a tai guerrier far pochi schermi.

53
     Fece Rinaldo per maggior spavento
dei Saracini, al mover de l’assalto,
a trombe e a corni dar subito vento,
e, gridando, il suo nome alzar in alto.
Spinse Baiardo, e quel non parve lento;
che dentro all’alte sbarre entrò d’un salto,
e versò cavallier, pestò pedoni,
et atterrò trabacche e padiglioni.

54
     Non fu sí ardito tra il popul pagano,
a cui non s’arricciassero le chiome,
quando sentí Rinaldo e Montalbano
sonar per l’aria, il formidato nome.
Fugge col campo d’Africa l’ispano,
né perde tempo a caricar le some;
ch’aspettar quella furia piú non vuole,
ch’aver provata anco si piagne e duole.

55
     Guidon lo segue, e non fa men di lui;
né men fanno i duo figli d’Oliviero,
Alardo e Ricciardetto, e gli altri dui:
col brando Sansonetto apre il sentiero:
Aldigiero e Vivian provar altrui
fan quanto in arme l’uno e l’altro è fiero.
Cosí fa ognun che segue lo stendardo
di Chiaramonte, da guerrier gagliardo.