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trentesimo 415


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     Ma poi ch’appare a manifesti segni
vivo chi vive, e senza vita il morto,
nei petti dei fautor mutano regni:
di lá mestizia, e di qua vien conforto.
I re, i signori, i cavallier piú degni,
con Ruggier ch’a fatica era risorto,
a rallegrarsi et abbracciarsi vanno,
e gloria senza fine e onor gli danno.

69
     Ognun s’allegra con Ruggiero, e sente
il medesmo nel cor, c’ha nella bocca.
Sol Gradasso il pensiero ha differente
tutto da quel che fuor la lingua scocca:
mostra gaudio nel viso, e occultamente
del glorïoso acquisto invidia il tocca;
e maledice o sia destino o caso,
il qual trasse Ruggier prima del vaso.

70
     Che dirò del favor, che de le tante
carezze e tante, affettuose e vere,
che fece a quel Ruggiero il re Agramante,
senza il qual dare al vento le bandiere,
né volse muover d’Africa le piante,
né senza lui si fidò in tante schiere?
Or che del re Agricane ha spento il seme,
prezza piú lui, che tutto il mondo insieme.

71
     Né di tal volontá gli uomini soli
eran verso Ruggier, ma le donne anco,
che d’Africa e di Spagna fra gli stuoli
eran venute al tenitorio franco.
E Doralice istessa, che con duoli
piangea l’amante suo pallido e bianco,
forse con l’altre ita sarebbe in schiera,
se di vergogna un duro fren non era.