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decimosettimo 31


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     La bella loggia sopra ’l muro usciva
con l’alta ròcca fuor de la cittade;
e lungo tratto di lontan scopriva
i larghi campi e le diverse strade.
Or che Grifon verso la porta arriva
con quell’arme d’obbrobrio e di viltade,
fu con non troppa aventurosa sorte
dal re veduto e da tutta la corte:

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     e riputato quel di ch’avea insegna,
mosse le donne e i cavallieri a riso.
Il vil Martano, come quel che regna
in gran favor, dopo ’l re è ’l primo assiso,
e presso a-llui la donna di sé degna;
dai quali Norandin con lieto viso
volse saper chi fosse quel codardo
che cosí avea al suo onor poco riguardo;

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     che dopo una sí trista e brutta pruova,
con tanta fronte or gli tornava inante.
Dicea: — Questa mi par cosa assai nuova,
ch’essendo voi guerrier degno e prestante,
costui compagno abbiate, che non truova,
di viltá, pari in terra di Levante.
Il fate forse per mostrar maggiore,
per tal contrario, il vostro alto valore.

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     Ma ben vi giuro per gli eterni dèi,
che se non fosse ch’io riguardo a vui,
la publica ignominia gli farei,
ch’io soglio fare agli altri pari a lui.
Perpetua ricordanza gli darei,
come ognor di viltá nimico fui.
Ma sappia, s’impunito se ne parte,
grado a voi che ’l menaste in questa parte.