Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/345


ventesimosettimo 339


88
     Dal suo scudier l’elmo allacciar si fece;
che del resto de l’arme era guernita.
Senza osbergo io non trovo che mai diece
volte fosse veduta alla sua vita,
dal giorno ch’a portarlo assuefece
la sua persona, oltre ogni fede ardita.
Con l’elmo in capo andò dove fra i primi
Brunel sedea negli argini sublimi.

89
     Gli diede a prima giunta ella di piglio
in mezzo il petto, e da terra levollo,
come levar suol col falcato artiglio
talvolta la rapace aquila il pollo;
e lá dove la lite inanzi al figlio
era del re Troian, cosí portollo.
Brunel, che giunto in male man si vede,
pianger non cessa e domandar mercede.

90
     Sopra tutti i rumor, strepiti e gridi,
di che ’l campo era pien quasi ugualmente,
Brunel, ch’ora pietade ora sussidi
domandando venía, cosí si sente,
ch’al suono de’ ramarichi e de’ stridi
si fa d’intorno accor tutta la gente.
Giunta inanzi al re d’Africa, Marfisa
con viso altier gli dice in questa guisa:

91
     — Io voglio questo ladro tuo vasallo
con le mie mani impender per la gola,
perché il giorno medesmo che ’l cavallo
a costui tolle, a me la spada invola.
Ma se gli è alcun che voglia dir ch’io fallo,
facciasi inanzi e dica una parola;
ch’in tua presenzia gli vo’ sostenere
che se ne mente, e ch’io fo il mio dovere.