Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/246

240 canto


48
     il termine ch’Orlando aspettar disse
il cavallier ch’ancor non porta spada.
Non è alcun luogo dove il conte gisse,
che Zerbin pel medesimo non vada.
Giunse al fin tra quegli arbori che scrisse
l’ingrata donna, un poco fuor di strada;
e con la fonte e col vicino sasso
tutti li ritruovò messi in fracasso.

49
     Vede lontan non sa che luminoso,
e trova la corazza esser del conte;
e trova l’elmo poi, non quel famoso
ch’armò giá il capo all’africano Almonte.
Il destrier ne la selva piú nascoso
sente anitrire, e leva al suon la fronte;
e vede Brigliador pascer per l’erba,
che dall’arcion pendente il freno serba.

50
     Durindana cercò per la foresta,
e fuor la vide del fodero starse.
Trovò, ma in pezzi, ancor la sopravesta
ch’in cento lochi il miser conte sparse.
Issabella e Zerbin con faccia mesta
stanno mirando, e non san che pensarse:
pensar potrian tutte le cose, eccetto
che fosse Orlando fuor dell’intelletto.

51
     Se di sangue vedessino una goccia,
creder potrian che fosse stato morto.
Intanto lungo la corrente doccia
vider venire un pastorello smorto.
Costui pur dianzi avea di su la roccia
l’alto furor de l’infelice scorto,
come l’arme gittò, squarciossi i panni,
pastori uccise, e fe’ mill’altri danni.