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340 canto


68
     Gli è ver che ’l negromante venuto era
alla battaglia con vantaggio grande;
che seco tratto in campo avea una fera,
la qual si truova solo in quelle bande:
vive sul lito e dentro alla rivera;
e i corpi umani son le sue vivande,
de le persone misere et incaute
de viandanti e d’infelici naute.

69
     La bestia ne l’arena appresso al porto
per man dei duo fratei morta giacea;
e per questo ad Orril non si fa torto,
s’a un tempo l’uno e l’altro gli nocea.
Piú volte l’han smembrato e non mai morto,
né, per smembrarlo, uccider si potea;
che se tagliato o mano 0 gamba gli era,
la rapiccava, che parea di cera.

70
     Or fin a’ denti il capo gli divide
Grifone, or Aquilante fin al petto.
Egli dei colpi lor sempre si ride:
s’adiran essi, che non hanno effetto.
Chi mai d’alto cader l’argento vide,
che gli alchimisti hanno mercurio detto,
e spargere e raccor tutti i suo’ membri,
sentendo di costui, se ne rimembri.

71
     Se gli spiccano il capo, Orrilo scende,
né cessa brancolar fin che lo truovi;
et or pel crine et or pel naso il prende,
lo salda al collo, e non so con che chiovi.
Pigliai talor Grifone, e ’l braccio stende,
nel fiume il getta, e non par ch’anco giovi;
che nuota Orrilo al fondo come un pesce,
e col suo capo salvo alla ripa esce.