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304 canto


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     poi con risposte piú benigne molto
a mostrarsegli affabile e cortese,
e non negargli di fermar nel volto
talor le luci di pietade accese:
onde il pagan, che da lo stral fu colto
altre volte d’Amor, certezza prese,
non che speranza, che la donna bella
non saria a’ suo’ desir sempre ribella.

61
     Con questa compagnia lieto e gioioso,
che sí gli satisfá, sí gli diletta,
essendo presso all’ora ch’a riposo
la fredda notte ogni animale alletta,
vedendo il sol giá basso e mezzo ascoso,
comminciò a cavalcar con maggior fretta;
tanto ch’udí sonar zuffoli e canne,
e vide poi fumar ville e capanne.

62
     Erano pastorali alloggiamenti,
miglior stanza e piú commoda, che bella.
Quivi il guardian cortese degli armenti
onorò il cavalliero e la donzella,
tanto che si chiamâr da lui contenti;
che non pur per cittadi e per castella,
ma per tugurii ancora e per fenili
spesso si trovan gli uomini gentili.

63
     Quel che fosse dipoi fatto all’oscuro
tra Doralice e il figlio d’Agricane,
a punto racontar non m’assicuro;
sí ch’al giudicio di ciascun rimane.
Creder si può che ben d’accordo furo;
che si levâr piú allegri la dimane,
e Doralice ringraziò il pastore,
che nel suo albergo l’avea fatto onore.