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quartodecimo 303


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     De la gran preda il Tartaro contento,
che fortuna e valor gli ha posta inanzi,
di trovar quel dal negro vestimento
non par ch’abbia la fretta ch’avea dianzi.
Correva dianzi: or viene adagio e lento;
e pensa tuttavia dove si stanzi,
dove ritruovi alcun commodo loco,
per esalar tanto amoroso foco.

57
     Tuttavolta conforta Doralice,
ch’avea di pianto e gli occhi e ’l viso molle:
compone e finge molte cose, e dice
che per fama gran tempo ben le volle;
e che la patria, e il suo regno felice
che ’l nome di grandezza agli altri tolle,
lasciò, non per vedere o Spagna o Francia,
ma sol per contemplar sua bella guancia.

58
     — Se per amar, l’uom debbe essere amato,
merito il vostro amor; che v’ho amat’io:
se per stirpe, di me chi è meglio nato?
che ’l possente Agrican fu il padre mio:
se per richezza, chi ha di me piú stato?
che di dominio io cedo solo a Dio:
se per valor, credo oggi aver esperto
ch’essere amato per valore io merto. —

59
     Queste parole et altre assai, ch’Amore
a Mandricardo di sua bocca ditta,
van dolcemente a consolare il core
de la donzella di paura afflitta.
Il timor cessa, e poi cessa il dolore
che le avea quasi l’anima trafitta.
Ella comincia con piú pazïenza
a dar piú grata al nuovo amante udienza;