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CANTO QUARTODECIMO

1
     Nei molti assalti e nei crudel conflitti,
ch’avuti avea con Francia, Africa e Spagna,
morti erano infiniti, e derelitti
al lupo, al corvo, all’aquila griffagna;
e ben che i Franchi fossero piú afflitti,
che tutta avean perduta la campagna,
piú si doleano i Saracin, per molti
principi e gran baron ch’eran lor tolti.

2
     Ebbon vittorie cosí sanguinose,
che lor poco avanzò di che allegrarsi.
E se alle antique le moderne cose,
invitto Alfonso, denno assimigliarsi;
la gran vittoria, onde alle virtuose
opere vostre può la gloria darsi,
di ch’aver sempre lacrimose ciglia
Ravenna debbe, a queste s’assimiglia:

3
     quando cedendo Morini e Picardi,
l’esercito normando e l’aquitano,
voi nel mezzo assaliste li stendardi
del quasi vincitor nimico ispano,
seguendo voi quei gioveni gagliardi,
che meritâr con valorosa mano
quel dí da voi, per onorati doni,
l’else indorate e gl’indorati sproni.